il benessere, da nuovo lusso a vera ricchezza
Il cielo è grigio, la pioggia si fonde con dei leggeri fiocchi di neve appoggiandosi delicatamente sul mondo, i fari delle macchine sono accesi e io guardo fuori dal finestrino. È strano, per quanto ami la pioggia, l’aria si fa sempre un po’ malinconica quando il tempo è uggioso.
Sto vagando tra i miei pensieri quando sento alla radio: “il benessere è ormai il nuovo lusso". Stanno parlando di viaggi e dei servizi sempre più richiesti alle strutture ricettive: meditazione, bagni sonori, yoga, stanze del silenzio, veri e propri rituali di self-care, ecc. L’intervistato elenca tutto ciò che sta occupando il panorama turistico, anche italiano.
Health is new wealth.
Non mi stupisco nemmeno un po’, è quello che provo a raccontare con il mio operato un po’ ovunque e finalmente ci stiamo arrivando, anche se un po’ lentamente. Ci vorrà - forse - ancora qualche anno, ma la direzione è ormai chiara. Il tempo e il benessere stanno divenendo due valori non più negoziabili e questo si può tradurre molto semplicemente in un unico concetto: uno stile di vita che si riflette in un equilibrio interiore ed esteriore.
Attualmente, vuoi anche per convenienza socioeconomica, stiamo riconoscendo il benessere come elemento essenziale per il nostro vivere, ma lo stiamo ancora contenendo in uno slot sul calendario ben definito e concentrato nella pausa annuale più lunga, quella delle ferie.
Alcuni, si stanno avvicinando un po’ di più alla normalizzazione di questa presa di coscienza iniziando a ritagliarsi pause un po’ più brevi e frequenti, tra retreats e incontri a tema benessere nel fine settimana. Ma il vero salto lo faremo solo quando inizieremo ad agire concretamente sul nostro modo di vivere quotidiano. Quando il benessere e la valorizzazione del tempo diverranno colonne portanti nella vita di tutti i giorni.
Lì prenderemo consapevolezza del fatto che ciò che ora viene venduto come lusso, in realtà è alla portata di tutti. È un diritto, ma ancor prima un dovere, di tutti.
Lì si inizierà a scrivere una nuova storia. Lì prenderà forma quella narrativa che provo a raccontare e divulgare sulle mie pagine, ma che soprattutto accompagno a praticare e incontrare in consulenza o nei percorsi di gruppo.
Lì capiremo quel “è molto più semplice di quel che crediamo”.
Perché negli anni il benessere ci è stato venduto come un fattore esterno a noi, che va pagato profumatamente e goduto a rate, in quel tempo libero sempre più concentrato, sia nel tempo che nello spazio.
Siamo persino arrivati a credere che il nostro benessere sia così superficiale, da non aver tempo per esso. E questo accade perché nell’ordine prioritario collettivamente tramandato prima c’è tutto il resto. Si arriva a sé solo quando il corpo malato reclama attenzione. Solo quando la crisi non permette più il mantenimento dei ritmi frenetici cui siamo educati. Eppure la vita è altro.
Ma tornando al concetto di lusso e di normalizzazione, così per chiarire il passaggio che naturalmente stiamo compiendo, pensiamo a quando sono apparsi i primi cellulari, avere uno smartphone di un certo tipo qualche anno fa era considerato un lusso, ora - più o meno tutti - abbiamo familiarizzato con la tecnologia e non c’è individuo in occidente che non tenga in mano un device con una connessione a internet, con una fotocamera a (più o meno) buona risoluzione, che in un nano secondo può metterti in contatto con chiunque tu voglia. Per noi, nati con le cabine telefoniche sparse per strada e cresciuti con il celeberrimo snake come unica fonte di intrattenimento tecnologico, appare evidente come nel giro di qualche lustro la normalità sia profondamente cambiata. Ecco, lo stesso si può ipotizzare (e anzi, siamo più nell’osservazione che nell’ipotesi) della consapevolezza in termini di benessere e tempo.
L’ambizione non è più quella di poter essere in contatto con tutti in ogni momento, dopo anni di squilli sul telefono e fax negli uffici, ma quella di poter rallentare i ritmi e riprendere contatto con l’unica persona che in questo spazio-tempo ha finito per dimenticarsi di sé: il singolo individuo travolto dall’apparenza, dal fare, dal multitasking, dal successo e dalla produttività.
Ora ambiamo a vacanze rigeneranti, domani realizzeremo che a poco servono due settimane di stop in 365 giorni di stress e frustrazione. Lì avverrà la svolta, lì il benessere sarà la vera attitudine che accompagnerà dalla sopravvivenza al saper vivere.
Lì la società si troverà a compiere un nuovo e profondo cambiamento, ammetto di essere molto curiosa di vedere come le istituzioni, l’economia e le aziende reagiranno a questa trasformazione profondamente individuale, ma ampiamente condivisa, dell’essere umano che tornerà finalmente all’essenzialità del suo essere e al rispetto di sé.
Un piccolo consiglio per queste realtà: iniziate sin da oggi a fiutare questa inversione di rotta collettiva, iniziate ad apportare aggiustamenti nella struttura che vi sostiene, perché la giustificazione del “la gente non ha voglia di lavorare” non reggerà più - siamo infatti ben lontani dal dipendente che si mette in mutua a causa di un infortunio o che rifiuta di fermarsi ogni sera oltre il proprio orario di lavoro - e se rimanete ancorati a questa visione, l’assestamento sarà un po’ più turbolento di quanto sperato.
Il benessere è la nuova ricchezza e ora lo stiamo capendo davvero.
Buona presa di consapevolezza a Tutti.