il modello consapevole

ANDARE OLTRE IL PILOTA AUTOMATICO

Quando si parla di consapevolezza tra le prime figure che si incontrano c’è quella del pilota automatico, che - tra parentesi - non è il cattivissimo della Marvel. Sia lodata la sua presenza nella nostra vita, a patto che non automatizzi ogni aspetto della nostra vita e ogni minuto della nostra giornata.

Oltre il pilota automatico - che sì, nella società dei ritmi frenetici e dell’iper-connessione ha preso il sopravvento - troviamo il modello consapevole.

Per comprendere le differenze tra questi due modelli e, cosa più importante, iniziare ad allenarti per riportarti a vivere nella consapevolezza, ti propongo alcuni aspetti tipici di queste due attitudini, messe a confronto:

1) REAZIONE / RISPOSTA: hai presente quando a distanza di un’azione ti viene il pensiero “potevo dire questo/fare quest’altro”? Ecco, questo esempio ci aiuta a comprendere la differenza tra la reazione automatica e la risposta consapevole. Entrambi i comportamenti sono corretti, ma non per tutte le situazioni. La reazione ci viene in soccorso quando non abbiamo il tempo di valutare tutte le opzioni possibili. Si parla in questo caso di sopravvivenza. Immagina di mettere la mano sopra la fiamma di una candela, la reazione sarà quella di spostarla appena senti il calore bruciare la tua mano. Quindi, ben venga la reazione. Tuttavia, in altri contesti dove non siamo chiamate a tutelare la nostra sopravvivenza, ma stiamo comunemente vivendo la nostra vita, è bene passare dalla reazione alla risposta. In che modo? Riflettendo, ascoltando, creando una pausa tra l’input e l’output.
Rispondere, anziché reagire, ci permette non soltanto di tracciare un sentiero più allineato alla persona che siamo, ma ci consente di disinnescare la modalità attacco/fuga che indebolisce la nostra energia innalzando i nostri livelli di stress. Tradotto in parole semplici: ci fa vivere meglio e migliora le nostre relazioni.

2) RIMUGINIO E PREOCCUPAZIONE / VIVERE IL MOMENTO PRESENTE: il rimuginio ci porta ad abitare con una certa frequenza il passato, torniamo su esperienze, parole, pensieri senza renderci conto di come questo possa limitare la nostra vita presente. La preoccupazione, invece, ci spinge a vivere - nella mente e nel corpo - possibili scenari futuri che in realtà non si sono ancora verificati.
Più si frequenta una dimensione, più ci si porterà a vivere con estrema facilità anche l’altra. Per questo motivo, più ci portiamo ad analizzare il passato, più sarà normale sperimentare ansia e timore. E viceversa. Un ping pong costante tra ciò che è stato e ciò che ancora non è accaduto. Le conseguenze di queste due condizioni - sempre più comuni - sono allarmanti. Ma c’è una terza via, quella del qui e ora. Che no, non è solo un bel tatuaggio che identifica i millennial di questo mondo. Il qui e ora è la dimensione che abita l’essere consapevole, che sa che l’unico tempo in cui realmente si può agire e che realmente si può vivere è quello presente. Qui si ha la possibilità di fare - finalmente - la differenza.

3) DISATTENZIONE / ATTENZIONE: siamo sempre più distratti. E quel “non so nemmeno cosa ho mangiato a colazione” ne è la prova. Non prestiamo attenzione per due motivi: il primo è che siamo circondati dalle distrazioni e non sappiamo gestirle (riempiono il nostro tempo e drenano i nostri livelli di energia), il secondo è che facciamo e pensiamo più cose contemporaneamente. Non mi credi? Quando è stata l’ultima volta che ti sei fatta una doccia, facendoti solo una doccia? Già, un momento che potrebbe essere rilassante si trasforma in una lista di cose da fare infinita. E così accade a gran parte della nostra giornata. Rispondiamo alle mail, mentre controlliamo le chat, pensiamo a cosa preparare a cena e facciamo un giro sul nostro profilo per vedere quanti like ha preso l’ultimo post. Tutto questo si traduce in: stress, confusione, iper-attività e errori. Sì, proprio quegli errori che ci riportano poi al punto due: rimuginio e preoccupazione. Lo vedi poi com’è facile unire i puntini e ottenere un essere molto lontano dalla dimensione della consapevolezza? Perché qui non si parla soltanto di efficienza e produttività, qui parliamo di benessere.

4) CONFUSIONE / CHIAREZZA: apatia, incapacità decisionale, lista infinita di vorrei, caos cosmico su chi si è e cosa si desidera. Qui da noi c’è questo detto: nebbia fitta in Val Padana ed è il perfetto modo di dire per spiegare questa condizione, quella della confusione. Ma seppur comune a molti, è davvero così normale? No. Può e deve sperimentarsi nella vita, perché necessaria nel percorso di crescita, ma non può essere la condizione ordinaria di un’intera esistenza. Oltre la confusione troviamo la chiarezza, dove - naturalmente - ci si porta a vivere in modo autentico. Fidati, sperimentare la chiarezza è un processo di definizione e pulizia difficilmente replicabile con altri strumenti.

5) INSICUREZZA / FERMEZZA: tra i punti che più in assoluto apprezzo in questo elenco perché, se compreso realmente, permette di fare uno shift enorme c’è proprio questo. Per anni ci hanno educato all’insicurezza, ignorando emozioni e bisogni, sostenendo la validazione esterna e l’aspettativa a discapito di ascolto, consapevolezza e realizzazione. Ma non solo, la fermezza è stata spesso etichettata come arroganza e supponenza. Ecco quindi che un lavoro sulla conoscenza di sé e sul proprio valore personale diventa essenziale per recuperare quella sicurezza interiore che ci permette di esistere nella nostra forma più vera.

6) MODELLI CONSOLIDATI / CURIOSITA’ E ASCOLTO: tendiamo a replicare ciò che ci è più familiare e uscire dalla comfort zone è una sfida importante se si considerano le resistenze legate alle credenze e convinzioni limitanti che per natura costellano il nostro essere. Ecco, quindi, che la replica è molto più facile della creazione di un modello basato sull’ascolto profondo e totale di sé e sulla curiosità verso il nuovo e il non conosciuto. Ma si sa, a volte la strada migliore, quella dal panorama inaspettato, è quella poco calpestata.

7) AUTO-SVALUTAZIONE / VALORE PERSONALE: tema strettamente connesso a quello della sicurezza è quello del valore personale, tema che negli anni ha percorso le vie dell’esistenza (femminile) a braccetto con il tanto caro “non sentirsi abbastanza”. Non solo non si riconosce il proprio valore (e il valore del proprio tempo), ma ci viene ancora più difficile portarlo al mondo con chiarezza e fermezza. Sono solo belle parole? In realtà no, come per tutto, anche in questo caso l’abitudine al sé permette di fare enormi passi avanti (e onestamente, a parer mio, li stiamo facendo).

Ma come usare questa carrellata di punti nella vita di tutti i giorni? Possiamo utilizzarla come traccia per riflettere con quale attitudine ci stiamo portando nella nostra vita e creando la realtà che quotidianamente viviamo. Un’osservazione onesta e gentile (senza giudizio, biasimo o vergogna) è il primo passo per attuare un cambiamento affine al nostro io interiore.

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